Belinelli: Amo San Giovanni, sono fiero di essere Persicetano

Alla conferenza stampa di presentazione della festa a lui dedicata, Marco Belinelli esordisce ai microfoni parlando chiaro: “Amo San Giovanni e sono fiero di essere Persicetano”. Un Beli molto a suo agio nella sala del Consiglio Comunale, tra il Sindaco di Persiceto e l’Assessore allo Sport di Bologna, dopo le presentazioni di rito da parte degli esponenti politici prende il microfono e non lo molla più, gestisce le domande dei giornalisti e li sprona a farne altre: insomma, accoglie al meglio gli ospiti a casa sua.

“Se sono la persona che sono lo devo alla mia famiglia e agli amici che ho attorno; io sono umile e genuino, e odio perdere in maniera incredibile”. Marco confessa di non sentirsi ancora appagato e di non vedere l’ora di tornare negli U.S.A. il 25 settembre per vincere ancora e ancora, e migliorarsi sempre di più come giocatore. Non sa cosa farà finita la carriera da giocatore, ma sa benissimo dove sarà: non vivrà negli Stati Uniti ma tornerà nella sua San Giovanni in Persiceto.

“Ho imparato, soprattuto in questo ultimo anno, a gestire la popolarità, che non è facile; io cerco di essere un esempio importante per tutti i giovani, e condividere le mie esperienze con i miei fan”. Beli incita un bambino, seduto al tavolo dei giornalisti, a fare pure lui una domanda e, non appena il Sindaco Mazzuca chiude la conferenza stampa, Marco vuole dribblare i reporter per andare a fare foto e firmare autografi ai suoi piccoli fans.

Marco coinvolge anche la propria PR Manager, Elisa Guarnieri, che sorridendo dichiara: “Quando arriva a San Giovanni gli viene il sedere pesante, vorrebbe stare qua tutto il tempo con i suoi amici e faccio fatica a trascinarlo ad eventi e impegni. Ma Marco è fatto così, è una buonissima persona e io sono fortunata a lavorare con lui. Devo ringraziare mamma Iole e papà Daniele per avere cresciuto un figlio così, meriterebbero loro un premio”.

Il nostro campione si concede anche a Carta Bianca news per alcune domande:

<< Quando eri piccolo e giravi per Sangio, come ti immaginavi questo momento?>>

<< Onestamente non me lo sono mai immaginato, io ho sempre e solo puntato in alto, a vincere l’Anello. Però ripensare a quando a 11 anni venivo in Sede (l’oratorio di San Giovanni) a giocare tutti i pomeriggi mi fa un effetto strano ora, mi fa sentire un po’ vecchio… Sono contentissimo di come Sangio mi sia sempre stata vicina, in particolare in questo ultimo anno: prima le scarpe della gara del tiro da 3, poi le nottate alla boccia per vedere le finali, con l’aiuto di amici veri che hanno organizzato tutto e chi – dice citando Gianluca Lodini nel fondo della sala – ha portato pizze e focacce per vivere al meglio quei momenti. >>

Luca Frabetti

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