Resistenza. Bologna, il partigiano in classe: “Il fascismo rubò la gioventù”

“Bisogna essere giovani per fare la guerra, avere la mente fresca per risolvere ogni tipo di situazione. Solo che il fascismo la gioventù me l’ha rubata, sono entrato giovane e sono uscito vecchio”. Le parole di Renato Romagnoli, ‘Italiano’, risuonavano ieri nell’aula magna del Centro Navile a Bologna in occasione del 71esimo anniversario della battaglia di Porta Lame (era il 7 novembre 1943); moniti affettuosi per una gioventù ignara di cosa fu davvero la condizione eccezionale del partigiano e insieme preziose testimonianze perche non si dimentichi ciò che è stato. ‘Italiano’, che da poco è presidente dell’Anpi di Bologna, di fronte agli studenti delle scuole medie Salvo d’Acquisto e del Manfredi-Tanari, si mostra disponibile a riavvolgere il nastro delle vicende del 7 e del 15 novembre ’43 (giorno della battaglia della Bolognina); affabile e persino spiritoso quando si tratta di rispondere alle curiosità dei ragazzi; infine commovente nel lasciare un ricordo speciale del compagno Wllliam Michelini, il presidente dell’Anpi morto lo scorso 8 luglio.

A presiedere il dibattito tra Romagnoli e gli studenti è Patrizia Cuzzani, direttrice dell’archivio storico del Canzoniere delle Lame, che spiega così il perchè dell’incontro: “Il Laboratorio educativo sull’uso delle fonti della Battaglia di Porta Lame è un progetto che, attraverso foto, video, testimonianze e visite ai luoghi significativi della resistenza, consente ai ragazzi di prendere possesso della città e approfondirne la memoria storica”.

Gli studenti vogliono sapere perchè si scelse di diventare partigiani oppure di stare dalla parte dei fascisti. “Uno era obbligato a scegliere. La lotta di Liberazione è stata una guerra alla guerra, bisognava sapere da che parte stare”, risponde risoluto di ‘Italiano’, che poi puntualizza: “Chi ha provato a stare in mezzo alla fine ha pagato”. E riguardo ai traditori, aggiunge: “C’è chi ha fatto la spia, coscientemente o meno, sotto ricatto dei fascisti per 5.000 lire di sale. Ma posso dire con orgoglio che nessuno dei miei compagni ha mai dovuto prendere provvedimenti contro i partigiani delatori”. Non manca inoltre un aneddoto sul’ex presidente Michelini, combattente ‘gappista’ come Romagnoli: “William si considerava tedesco perchè era stato per un periodo in Germania. Lui, che era campano di Benevento. Un giorno per liberare i prigionieri del carcere ci vestimmo da fascisti con alcune divise rubate al nemico. Michelini, che era uno di noi, avvistate le guardie si mise ad urlare in una lingua gutturale tale da convincerli che noi fossimo realmente tedeschi”.

Un ultimo pensiero del presidente Anpi è infine dedicato a Bologna e all’Emilia-Romagna, capaci di fornire un contributo essenziale alla causa resistenziale: “Non so quante altre città italiane riuscirono a mostrare la stessa insofferenza verso lo straniero che mosse Bologna a combattere”. Ma, secondo Romagnoli, in tutta la regione “siamo stati sempre pronti a ribellarci. A Modena e a Parma, dove c’erano i ducati, in altre città dove comunque c’era un potere esterno, si è avuta la stessa reazione che nel capoluogo, dove comunque eravamo sotto la Chiesa”. E questa unità nella diversità fu alla fine essenziale: “Di fronte a tedeschi e fascisti, che usavano mezzi sempre uguali, noi abbiamo dimostrato di avere strategie diverse, un grande spirito di adattamento insomma”.

(fonte Agenzia Dire – www.dire.it)

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