Addio ai frutteti dell’Emilia-Romagna, dal 1994 sono dimezzati

Festa del raccolto di Ferragosto amara per gli agricoltori dell’Emilia-Romagna.

La siccità di quest’anno non ha fatto che aggravare una crisi dei frutteti che si prolunga da anni, come denuncia Confagricoltura. Dal 1994 ad oggi la “superficie dedicata alle colture arboree in regione si è pressoché dimezzata passando da 99.438 a 57.559 ettari, ossia l’Emilia-Romagna ha perso quasi il 43% dei frutteti nonostante sia migliorata la produttività per ettaro”.

In particolare la superficie coltivata a pesche, scrive in una nota l’associazione dei produttori, “è crollata da 20.988 a 6.106 ettari e quella a nettarine da 17.728 a 8.563; la pericoltura ha cancellato quasi 10.000 ettari di impianti ridimensionando le sue coltivazioni da 30.715 a 20.095 ettari e la melicoltura si è ridotta addirittura da 11.733 a 4.821”, in base al Rapporto Agroalimentare Regione-Unioncamere.

“Si parla tanto di politiche ambientali, rimboschimento e realizzazione di aree verdi per ridurre l’emissione in atmosfera di gas clima alteranti (in primis anidride carbonica) e contrastare il cambiamento climatico poi però- osserva il presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna, Gianni Tosi- questi bei propositi sembrano svanire quando il disastro diventa doppio e si assiste alla scomparsa di un comparto strategico per l’economia regionale”.

Il motivo principale? La crisi dei prezzi, spiegano gli imprenditori agricoli, “dovuta alla scarsa competitività della frutta italiana rispetto a quella estera e alla maturazione in contemporanea di svariate varietà, accelerata dal clima africano, che ha creato un parziale eccesso di offerta sui mercati”.

In più, quest’anno sono lievitati i costi di produzione, soprattutto per l’aggravio derivante dal consumo di energia elettrica.

“L’irrigazione di soccorso- spiega ancora Confagricoltura- è costata cinque centesimi in più al chilo e non è bastata perché la pianta ha sofferto comunque delle ondate di calore. Così il calibro raccolto è risultato lontano dallo standard valorizzato dal mercato e richiesto dal consumatore”. Un fenomeno, questo, che ha colpito indifferentemente pesche, albicocche e pere. Ma anche le prime mele raccolte sono mini.

“Non va meglio – conclude il presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna – neppure per chi produce kiwi (sono 4.405 gli ettari coltivati ad actinidia in regione) e raccoglierà alla fine di ottobre: la varietà più diffusa (Hayward) vive il suo momento clou, che determina l’accrescimento del frutto, proprio nei mesi di giugno e luglio quindi la sua stagione si preannuncia critica”.

Agenzia DIRE – www.dire.it

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