Le interviste di CBN: il team “MiFidoDiTe?”

Questo mese l’intervista di CBN si rivolge eccezionalmente non più ad un’unica persona, bensì ad una pluralità di persone, il team del nucleo anti-bullismo “MiFidoDiTe?”, costituito da 4 agenti della Polizia Municipale Terred’Acqua che hanno dato vita al progetto rivolto agli studenti delle scuole medie del territorio. Si tratta di un percorso, avviato nel 2016, divenuto ben presto modello d’eccellenza, a tal punto che la Regione Emilia Romagna lo ha riconosciuto come progetto pilota per le altre Polizie Municipali. Ne parliamo con l’Ispettrice Stefania Crema, e l’Assistente Scelto Giannico Zicola, membri del nucleo, insieme agli Assistenti Capo Antonella Meola e Marco Badini.

Com’è nata l’idea di creare “MiFidoDiTe?”?
Dopo alcuni casi, riscontrati a livello lavorativo, che mettevano in luce un utilizzo scorretto e inconsapevole dei social da parte dei minorenni, che hanno agito senza soppesare le reali conseguenze che ne potessero derivare (in termini di offese “morali” cagionate, ma anche di rilevanza penale dei comportamenti) ci siamo resi conto di quanto fosse reale e stringente l’esigenza di fornire un supporto ai ragazzi volto a rafforzare in loro la consapevolezza e la crescita emozionale. E partendo dal presupposto che la Polizia Municipale ha già all’attivo, all’interno delle scuole, un percorso di educazione stradale (nelle classi della Primaria), abbiamo pensato di dare continuità alla nostra presenza “in aula” rivolgendo un progetto specifico anche agli studenti delle Scuole medie, incentrato sui temi legati al bullismo, Cyberbullismo, uso consapevole dei social, rischi legati al web, pregiudizi, nuove dipendenze e autolesionismo.
Dunque, nel 2016, la Polizia Municipale, sensibile ai bisogni della comunità, ha messo in campo un progetto nuovo, “MiFidoDiTe?”, che si articola in che modo?
In pratica svolgiamo questi incontri (di due ore ciascuno, per ogni classe) direttamente a scuola, nelle varie classi dei tre anni di Scuole Medie, con argomenti differenziati in base all’età e al termine dell’intero ciclo organizziamo una serata, aperta ai genitori e tutta la comunità locale, dove i ragazzi delle terze preparano e presentano i lavori e progetti svolti sui vari argomenti affrontati. Sono serate importanti per le finalità del progetto che rappresentano una sorta di “restituzione” ai genitori del lavoro svolto in aula con i ragazzi.
Qual è il punto di forza di tale progetto?
Sicuramente il successo e l’efficacia di “MiFidoDiTe?” dipendono dall’intesa che si instaura con i ragazzi. In classe non svolgiamo lezioni frontali bensì incontri interattivi, in cui ci presentiamo in modo informale ai ragazzi creando con loro un rapporto di fiducia, senza porre “distanza” tra noi. Cerchiamo di utilizzare un linguaggio a loro familiare e di essere presenti nel mondo digitale (il team di operatori ha attivato canali social quali Facebook, Instagram, Twitter, Youtube, attraverso i quali è possibile seguire e interagire nelle varie fasi del progetto). Il nostro agire vuole essere di supporto ai ragazzi ponendoci come punto di riferimento: in modo che sappiano di potersi confrontare con noi in caso di dubbi o bisogno, divenendo una figura adulta di riferimento e creando un tramite tra i ragazzi, gli insegnanti e i genitori.

Come sta evolvendo il progetto, nel corso degli anni?
Il progetto, inizialmente rivolto a 3 scuole del territorio, è sorto a scopo preventivo, quale modalità per accompagnare gli alunni adolescenti a riconoscere e affrontare i pregiudizi ed anche a rafforzare i concetti di gruppo e di rispetto. Attualmente, per questo anno scolastico in corso 2018/19, il progetto è stato allargato a tutte 8 le scuole dei Comuni dell’Unione per un totale di quasi 3000 ragazzi.
Che ruolo hanno i genitori e le famiglie in questo percorso?
Il progetto “MiFidoDiTe?”, già in rete con le scuole del territorio, ha creato specifiche sinergie con le istituzioni ed altri operatori locali ma di certo mira a rafforzare il coinvolgimento e l’attenzione dei genitori nei confronti degli adolescenti cosiddetti “nativi digitali”. E proprio ai genitori, che non sempre riescono a dominare le potenzialità del web, e di conseguenza non sempre hanno la consapevolezza o prontezza d’intervenire nei confronti dei figli, sono rivolti alcuni incontri dove professionisti, in vari ambiti, si propongono di illustrare le varie specificità del web, relativi pericoli e conseguenze. Quest’anno sono stati svolti quattro incontri in spazi pubblici nei mesi di settembre e ottobre. La sfida del digitale riguarda tutti… per non subirne gli effetti, bisogna agire con consapevolezza!

Laura Palopoli

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