Videoviventi… un pensiero di Fabio Poluzzi

Nel mondo precedente abbiamo cercato ossessivamente di immergerci nel virtuale, vivendolo come una inebriante immersione nella modernità, allontanandoci dal reale, da ciò che è tattile, fisicamente percepibile. Eravamo diventati un esercito felice di cultori delle relazioni a distanza, degli spot tambureggianti inviati con un click. Vivevamo gratificati da un turbinio di immagini videocostruite che ci inondava dalla nostra magica tavoletta elettronica piena di colori e suoni, tenuta gelosamente nel palmo della mano. Potevamo però viaggiare, incontrarci, immergerci nella bellezza del paesaggio naturale, stare a tu per tu con un’opera d’arte. Oggi non abbiamo questa alternativa, non possiamo rifugiarci nel reale. Siamo confinati nel virtuale. L’unica socialità possibile quella via Skype o similiari.
Oggi, a causa del Corona Virus, siamo tragicamente diventati videodipendenti, anzi, videoviventi. Non si tratta più di una libera scelta, una opzione da cui poter uscire in qualsiasi momento. Cominciamo ad  avvertire una sorta di rigetto per questa overdose di telecontatti, gli unici possibili.
Succede che ci manca il reale, abbiamo nostalgia delle relazioni fatte di strette di mano, di contatti sensoriali, corporei. Il nostro sguardo sul mondo reale è diventato la nostra finestra di casa, l’unica prospettiva che ci è concessa è un angusto rettangolo sul mondo esterno. Quello che ci appare però non è il consueto viavai, ma una icona vuota, immersa nel silenzio. Un silenzio irreale, che ci spaventa. Così come ci spaventano le telecamere fisse che rimandano fotogrammi di città e autostrade vuote, come un film di fantascienza degli anni cinquanta.
L’abbuffata di videocontatti ci sta estenuando, avvertiamo la nostalgia delle persone reali, dei paesaggi veri, della relazione autentica fatta di contatto umano vissuto da vicino, di fisicità. Un nemico invisibile ci ha tolto la dimensione dello spazio fruibile sensorialmente. Oltre a molto altro, che apprendiamo ogni sera alle 18.00, dai report della Protezione Civile…

Fabio Poluzzi

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