Coronavirus, allarme stagionali anche a Bologna

Allarme stagionali anche a Bologna. Con l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus ancora nel vivo, le aziende agricole dell’area metropolitana bolognese rischiano di ritrovarsi senza 1.000 addetti. Lo sostiene Confagricoltura Bologna: gli avventizi stranieri “pesano” per il 30-35% sugli 8mila totali a tempo determinato, proprio la presenza di una buona parte degli stranieri – un migliaio, appunto – è pregiudicata a causa della situazione attuale. Una tegola che si abbatterà soprattutto sull’ortofrutta, con la stagione alle porte. Anche se un’altra tegola, le gelate delle ultime notti che hanno creato danni notevoli alle pomacee oltre alle drupacee (l’entità precisa sarà valutata nei prossimi giorni), rischia di abbassare la necessità di manodopera rispetto a qualche settimana fa. La cui carenza resta comunque un problema per le aziende agricole.

“Occorre trovare subito una soluzione – spiega Guglielmo Garagnani, presidente di Confagricoltura Bologna – altrimenti le nostre imprese, che già stanno producendo uno sforzo enorme in un periodo complicato, si troverebbero in grande difficoltà. Non possiamo permetterci il lusso di fare a meno di 1.000 persone”. Si tratta di lavoratori addetti alla raccolta di frutta e verdura: gli stranieri arrivano per lo più dall’Est Europa. Intanto la Commissione Ue ha chiesto la libera circolazione dei lavoratori agricoli all’interno dei Paesi dell’Unione. “Un orientamento che va nella giusta direzione – osserva Garagnani –. Ma bisogna considerare che, tra persone colpite dal virus o in quarantena, e altre che non verranno comunque a causa dell’emergenza sanitaria e dei blocchi, alle nostre aziende mancherà manodopera”. Anche i lavoratori comunitari, quindi, potrebbero mancare all’appello.

Un’idea è quella di impiegare i percettori di reddito di cittadinanza, come proposto dal presidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. “In questo caso – osserva Garagnani – bisognerebbe trovare uno strumento che consenta a queste persone di conservare il sussidio, in modo da rendere appetibile un’offerta di lavoro che si riferisce a un arco temporale limitato: un prolungamento della percezione del reddito pari al periodo di lavoro stagionale sarebbe una soluzione opportuna e di buonsenso, in un momento di emergenza”. In Emilia Romagna si è fatta avanti la proposta di introdurre incentivi per motivare il lavoratore senza occupazione, in settori come turismo o commercio, incoraggiandolo a passare dalla cassa integrazione a un impiego nell’agricoltura.

Sullo sfondo resta l’ipotesi di una reintroduzione dei voucher. L’ultimo sviluppo è la bocciatura dell’emendamento sulla semplificazione dei voucher alla commissione Bilancio del Senato. “Quel che è certo – dice ancora il presidente di Confagricoltura Bologna – è che abbiamo di fronte un serio problema di manodopera. I collaboratori stranieri non verranno, addirittura c’è il rischio che non vengano a Bologna e in Emilia Romagna lavoratori di altre regioni, pur potendo in presenza di un regolare contratto. Si potrebbe anche pensare di coinvolgere gli studenti maggiorenni. Va comunque trovata una soluzione in tempi veloci, perché la stagione agricola è alle porte: chiediamo a Governo e Regione di fare presto e ascoltarci, perché la questione non riguarda solo le aziende agricole. Senza la manodopera adeguata, si mette a rischio la fornitura di generi alimentari”.

Ufficio Stampa Confagricoltura Bologna

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