Legambiente sull’alluvione nel modenese

Anche nell’anno del Covid il clima non ci dà tregua, segnalando che sui temi ambientali servono risposte urgenti. I fatti di Modena ci presentano l’ennesima alluvione causata da piogge intense e la rottura di un argine  nella nostra regione. 

Un evento che purtroppo non ha più nulla di straordinario, vista la regolarità con cui il nostro territorio deve fare i conti con lo stato di calamità ed eventi che mettono in pericolo l’incolumità delle persone, i loro beni e le attività economiche. La dinamica meteo vista nel fine settimana, con forti precipitazioni in pochi giorni e scioglimento repentino della neve in Appennino è ormai un evento già visto che ha causato altre alluvioni negli anni scorsi.

Straordinario invece è che nella provincia con uno dei nodi idraulici più a rischio il principale dibattito sia su come usare Autobrennero per realizzare fare nuove autostrade, per le ceramiche. Infrastrutture che aumenterebbero l’impermeabilizzazione del suolo e le emissioni da traffico.

Proprio sabato scorso era la giornata internazionale del suolo – Legambiente ha presentato il proprio studio sul nuovo cemento (LINK) – e ironicamente il territorio ancora una volta mostra la sua fragilità sotto gli effetti del clima e dell’eccesso di urbanizzazione.

“Serve trovare spazi naturali di espansione per i fiumi e anticipare al prima possibile l’obiettivo del consumo di suolo netto pari a zero. “ – sottolinea Legambiente.

“Dobbiamo prendere atto che continuare ad alzare argini e artificializzare i fiumi non è la soluzione che da sola ci possa mettere  in sicurezza” 

Secondo l’associazione la crescita scomposta delle aree urbanizzate e l’assottigliamento delle aree naturali a disposizione dell’acqua per espandersi hanno portato, ancora una volta, ad un’esondazione importante che ha messo in pericolo l’incolumità delle persone, i loro beni e le attività economiche.

Serve dunque una nuova politica sul suolo che tolga invece che aggiungere, che delocalizzi e crei fasce libere attorno ai fiumi. Serve rafforzare la legge regionale urbanistica 24/2017 senza quindi ampliare le maglie e chiedere ai Comuni una veloce applicazione dei PUG, senza lasciare alibi ed interpretazioni.

“Occorre limitare il più possibile la cementificazione diffusa e caotica che colpisce l’Emilia Romagna.”- conclude.

Ufficio Stampa – Legambiente Emilia Romagna

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