Il Consiglio metropolitano ha adottato il Piano Territoriale Metropolitano

Tutelare il suolo, garantire sicurezza, assicurare inclusione e vivibilità, attrarre investimenti sostenibili e rafforzare la coesione territoriale sono le cinque sfide del Piano Territoriale Metropolitano adottato dal Consiglio metropolitano mercoledì 23 dicembre (con 12 voti favorevoli e 2 astenuti).

Il percorso del PTM
Dopo l’approvazione degli obiettivi strategici da parte del Consiglio metropolitano a febbraio 2020 si è avviata la consultazione preliminare (marzo–maggio) con interviste a tutti i 55 sindaci e ai Consiglieri metropolitani, un questionario ai Consiglieri comunali, la consultazione delle forze economiche e sociali attraverso un sito web dedicato e incontri specifici con le 7 Unioni di Comuni e con i Comuni non in Unione. A luglio la proposta di PTM era stata assunta dal sindaco metropolitano Virginio Merola dopodichè si era avviata la fase delle osservazioni che si conclude con l’atto adottato oggi. Il prossimo passo sarà l’invio al Comitato Urbanistico Regionale per l’espressione del parere motivato sul piano. Successivamente il piano tornerà in Consiglio per la definitiva approvazione entro la primavera 2021.
Siccome il processo di pianificazione territoriale è stato condotto in sintonia con quello del Piano Urbanistico Generale appena adottato dal Consiglio Comunale di Bologna, questa mattina è stato sottoscritto un Protocollo d’intesa tra Città metropolitana, Comune di Bologna e Regione per sancire la condivisione e la convergenza delle strategie di pianificazione e la positiva sperimentalità della nuova legge urbanistica regionale, oltre alla volontà di giungere all’approvazione di PTM e PUG di Bologna entro il mandato amministrativo. Si tratta infatti del primo Piano Territoriale Metropolitano adottato in Italia e del primo Piano Urbanistico Generale adottato fra le grandi Città dell’Emilia-Romagna.

“Con il Fondo di perequazione – ha affermato il sindaco metropolitano Virginio Merola – introduciamo, per primi in Italia, una misura concreta di solidarietà tra i comuni del territorio; perché il nostro Appennino è la riserva di aria, acqua e terra di tutta la città metropolitana a partire dal capoluogo”.

“Oggi passiamo dalle parole ai fatti – é il commento del consigliere metropolitano alla Pianificazione Marco Monesi – nel mondo siamo tutti ambientalisti ma quando si tratta di fare concretamente qualcosa siamo tutti più timidi. Quello adottato oggi è un Piano che peraltro rafforza la Città metropolitana come federazione di Comuni”.

Come è cambiato il PTM proposto a luglio dopo le osservazioni arrivate dal territorio?
Le osservazioni arrivate sono state 86: per il 44% da Comuni e Unioni, per il 30% da imprese singole o associate, per l’8% da associazioni di categoria e partecipate, per l’8% da cittadini singoli o associati, per il 3% da associazioni ambientaliste, per il 3% da ordini professionali e per il 2% da Consiglieri metropolitani.

Le 86 osservazioni sono state scomposte in 552 schede (più 50 schede ritenute non pertinenti con le competenze assegnate dalla legge al PTM) in modo da poter rispondere in modo più appropriato. Di queste l’81% sono state accolte (il 47% pienamente accolte e il 34% parzialmente) mentre il 19% non sono state accolte.

Normalmente le osservazioni che arrivano ai piani urbanistici sono solo di tipo critico. Questa volta invece molti contributi ricevuti ha valutato il PTM in modo positivo, chiedendone il suo rafforzamento sia nei principi che nelle regole.

Le tematiche principali contenute nelle osservazioni riguardavano:

  1. il Fondo perequativo metropolitano (creazione di un fondo di “solidarietà” al quale confluiscono il 50% delle risorse comunali generate dalle trasformazioni urbanistiche e che saranno spese per la rigenerazione urbana e per compensare i Comuni più fragili di Montagna e Pianura) chiedendo la riduzione della percentuale di contribuzione.
  2. il sistema produttivo della montagna, chiedendo di riconoscere un sistema tanto importante quanto a rischio di impoverimento, rafforzandone le politiche a favore.
  3. la disciplina del territorio rurale, richiedendo da una parte il rafforzamento delle politiche di tutela e dall’altra la possibilità di intervento sul patrimonio edilizio esistente.

Relativamente al primo punto, la Città metropolitana ha scelto di confermare la scelta di equità del PTM. Non più territori che corrono e territori che arrancano, ma tutti i territori devono partecipare alle risorse generate dall’urbanistica. Quindi il PTM conferma la percentuale massima del 50%, rigettando le richieste di riduzione.

Invece sono state pienamente accolte le osservazioni relative alla necessità di riservare maggiore attenzione alle effettive esigenze produttive del territorio montano, pertanto la disciplina degli ambiti produttivi è stata integrata, istituendo uno specifico Sistema Produttivo della Montagna. Esso prevede il rilancio della attrattività in territorio montano rafforzando e semplificando le possibilità di insediamento di imprese, anche puntando sulle imprese a basso impatto e ad alto regime di smart working (imprese innovative nella dimensione tecnologica, organizzativa, di prodotto, start up ecc.)

Infine, per il territorio rurale è stata confermata la grande scelta di semplificazione nell’avere una unica disciplina per tutto il territorio metropolitano (fino ad ora c’erano 55 diverse norme agricole una per ogni Comune) e sono stati recepiti alcune indicazioni nazionali fra cui la possibilità di intervento con demolizione e ricostruzione per gli edifici privi di valore storico ai fini di un miglioramento della qualità energetica e sismica.

LE CINQUE SFIDE DEL PTM
Tutelare il suolo

Contrastare la dispersione insediativa e salvaguardando gli ecosistemi .

➔ Creazione di una unica disciplina delle trasformazioni in territorio rurale

➔ Centralità alla funzione agricola e limitazione alle trasformazioni urbane in zona agricola

➔ Protezione degli ecosistemi naturali

➔ Consumo di suolo massimo del 3% rispetto all’attuale suolo urbanizzato, che significa circa 770 ettari in 30 anni (2050): 25 ettari all’anno, rispetto ai 250 ettari l’anno spesi dal 1990 al 2020.

Garantire sicurezza
Mettere in sicurezza il territorio e le persone, considerando gli effetti della crisi climatica

➔ Contrastare le fragilità territoriali aumentando la resilienza in materia di rischio sismico, e contro i fenomeni di esondazione dei corsi d’acqua

➔ Protezione degli insediamenti da frane e dissesto idrogeologico

➔ Creare migliori condizioni di adattamento ai cambiamenti climatici

Assicurare inclusione e vivibilità
Contrastare le fragilità sociali, economiche e demografiche

Policentrismo. Assumere il ruolo dei centri, definito in base alla presenza di servizi e della mobilità sostenibile come criteri per l’ammissibilità di nuove trasformazioni. Priorità alla rigenerazione e all’ERS.

Il 3% del nuovo consumo di suolo per residenza può essere localizzato solo nei centri dotati dei servizi alla persona (scuole, servizi sanitari, commercio, ecc,) e dei servizi di mobilità sostenibile del PUMS (Servizio Ferroviario Metropolitano, ecc.)

Attrarre investimenti sostenibili
Promuovere l’attrattività e l’accessibilità, rafforzando e qualificando in chiave sostenibile reti e nodi metropolitani.

➔ Accrescere l’attrattività per imprese e lavoratori assicurando investimenti privati sostenibili, innovativi ad alto valore aggiunto, per il rilancio dei 4 Hub metropolitani (Martignone, Altedo, San Carlo, Imola), 28 poli produttivi sovracomunali, e 26 poli funzionali

➔ Valorizzare la specificità del sistema produttivo e attrarre nuovi investimenti nei Comuni montani attraverso uno specifico sistema produttivo della Montagna

➔ Razionalizzare e concentrare gli insediamenti logistico-produttivi principali negli hub metropolitani, oltre che all’Interporto e all’Aeroporto di Bologna.

Appennino, via Emilia e pianura: un solo territorio
Rafforzare la coesione territoriale istituendo il Fondo di perequazione metropolitano, gestendo in modo condiviso le quote di consumo di suolo e ripartendo solidaristicamente le risorse economiche per il 50% degli oneri urbanistici, per un totale stimato circa di 10 milioni di euro all’anno. Le risorse vanno a finanziare i Programmi di rigenerazione urbana.

Programmi metropolitani di rigenerazione sosterranno:

➔ gli interventi di manutenzione del territorio e potenziamento dei servizi ecosistemici;

➔ le iniziative a sostegno della fruizione turistica;

➔ il rafforzamento dei servizi alla persona, prioritariamente attraverso la riattivazione del patrimonio pubblico dismesso;

➔ il rafforzamento delle strutture culturali;

➔ la valorizzazione del sistema produttivo per attrarre nuove attività produttive a basso impatto.

➔ la realizzazione di infrastrutture e servizi pubblici di rilievo metropolitano o intercomunale per uno sviluppo sostenibile ed equilibrato del territorio.

Online sul sito ptmbologna.it tutti i documenti del Piano.

cittametropolitana.bo.it

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