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Le interviste di CBN: Massimiliano Bosi

Questo mese l’intervista va alla scoperta di un’arte marziale che affonda le proprie radici ad un’antichissima tradizione cinese, il Wushu. Ne parliamo con Massimiliano Bosi, di Sant’Agata Bolognese, che a fine dello scorso ottobre si è posizionato primo al Campionato Italiano di Wushu tradizionale (categoria Master).

Com’è iniziata la tua passione per il Wushu?

Rispetto ad altre persone potremmo dire che il mio è stato quasi un avvio tardivo, nel senso che ho iniziato all’età di 38 anni, quasi per caso. È successo quando, qualche anno fa, andando ad accompagnare mio figlio Alex in palestra per frequentare un corso di Wushu, ho iniziato ad interessarmi anche io a questa disciplina e, piano piano, mi sono proprio appassionato. Nel giro di poco tempo ho cominciato anche io a partecipare agli allenamenti e, ricordo, in quel periodo, mio figlio mi insegnava le tecniche che già lui conosceva… Poi con il passare degli anni mi sono proprio immerso in questa disciplina, e ho voluto non solo approfondire la tecnica ma anche la filosofia sottesa. In pratica ho intrapreso un percorso di crescita che mi ha portato a migliorare sempre più (sono arrivato ad acquisire la cintura nera e nel 2017 ho preso il diploma come allenatore). Ora alleno i bambini e, si potrebbe dire che, con mio figlio i ruoli si siano quasi invertiti (lo dico simpaticamente eh?) …Ciò che è certo è che il nostro rapporto padre-figlio si è molto irrobustito grazie a questa passione che abbiamo in comune.

Cosa ti piace maggiormente di questa disciplina?

All’inizio se ne apprezza il lavoro fisico. Poiché sicuramente, praticando il Wushu, si va ad agire su tutto il corpo in modo completo, potenziando l’equilibrio, l’elasticità e le articolazioni. È un percorso ovviamente graduale, che permette di lavorare su tutti i muscoli. Nella nostra scuola (la Polisportiva Otesia di Sant’Agata Bolognese) pratichiamo il Wushu in un contesto “Tao Lu” (o box delle ombre) che significa riprodurre un combattimento simulato, con azioni di attacco e difesa, senza un vero corpo a corpo. Quindi in primis è la salute a trarre tantissimo beneficio da questa pratica che si rifà ad un’antichissima tradizione cinese. Non meno importante è poi il giovamento che ne deriva anche a livello mentale, poiché i movimenti compiuti scaricano la mente e alleviano le tensioni accumulate. In particolare gli esercizi di respirazione aiutano molto a stemperare lo stress, cui spesso siamo soggetti. Per questo motivo chi inizia, solitamente, si affeziona a questa pratica perché ne apprezza i molteplici benefici. Motivo per cui, personalmente, cerco di praticare con costanza tutte le settimane, anche se per lavoro sono spesso in trasferta, non manco di allenarmi (ovunque sono).

Hai parlato di tradizione cinese… ci spieghi meglio com’è nato il Wushu?

Precisamente il termine Wushu Kung Fu unisce insieme due concetti, e sta ad indicare: “tradizionale arte marziale cinese” (Wushu) eseguita con “grande abilità” (Kung Fu). Questa disciplina millenaria è nata in Cina inizialmente come pratica dei monaci per evitare una vita troppo sedentaria, poi è divenuta un metodo di autodifesa, ovvero un allenamento del corpo e della mente che passa dal praticare attività fisica, non tralasciando gli aspetti della respirazione, originando un benessere esteriore ed interiore. Non a caso il Wushu Kung Fu comprende stili esterni (che se praticati con costanza e consapevolezza portano ad irrobustire il fisico, diventando più elastici e flessibili) e gli stili interni che invece pongono l’accento sullo sviluppo dell’energia interiore (Qi). Un’altra differenza è che esistono gli stili tradizionali (quelli di origine più antica che derivano dallo Shaolin, il “padre di tutti gli stili” ovvero quelli che venivano praticati nei monasteri e che poi ha dato vita a tantissime varianti, diverse da regione in regione, da famiglia a famiglia) e gli stili moderni caratterizzati da movimenti più codificati e con una componente anche acrobatica.

E qui arriviamo al contesto di gara, com’è stato il tuo approccio?

Tutto è nato dal mio maestro Carmine Barlotti che mi ha spinto a prepararmi e poi a partecipare alle gare, credendo nelle mie potenzialità. Secondo lui era giunto il “momento di provarci” e così è stato… Dopo un’intensa preparazione cominciata a inizio anno, in particolare con la lancia (l’arma che uso principalmente e che studio da oltre due anni) mi sono preparato per il Campionato Italiano di Wushu Tradizionale (Federazione F.I.Wu.K) e sono riuscito, con grande soddisfazione, ad arrivare primo nella mia categoria (Master).

Cosa consiglieresti a chi sta pensando di avvicinarsi a questa disciplina?

In generale posso dire che questa pratica è veramente adatta a tutte le fasce di età, sia uomini che donne. Soprattutto ai giovanissimi, mi sento di consigliare questa disciplina, poiché accompagna la crescita fisica lungo tutta l’età dello sviluppo dando una buona coordinazione a tutto il corpo. Ed inoltre aggiungo, non meno importante, che essendo uno sport che, fondato su un sistema di regole e rituali, contribuisce a sviluppare una certa disciplina nelle persone e, pur essendo una pratica individuale, crea un forte senso di coesione all’interno del gruppo con cui ci si allena. Ci si può avvicinare al Wushu già a partire dai 6-7 anni e, mi piace sottolineare, che rappresenta una disciplina che aiuta a “formare” gli individui in quanto crea consapevolezza e fiducia interiore.

Laura Palopoli

Gianluca Stanzani:
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