Carne rossa, prosciutto e salame portano il cancro? “No agli allarmismi”

Carne rossa, wurstel, prosciutto e salame portano il cancro? Dopo l’allarme lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha spiegato quale sia la correlazione tra ciò che mangiamo e le malattie mortali che potremmo sviluppare, scendono in campo i produttori di carne e salumi a invocare un “No” agli allarmismi.

Fiesa Confesercenti Modena e Assomacellai manifestano in una nota il proprio disappunto e preoccupazione nei confronti di questa presa di posizione, peraltro non nuova, che rischia effettivamente di ingenerare solo allarmismo e danneggiare il territorio e il Paese. “Gli oncologi italiani e la comunità scientifica ribadiscono che non è il caso di fare allarmismi, perché è l’abuso che fa male. Inoltre i consumi pro capite, intorno ai 25 grammi giornalieri sono abbondantemente sotto la soglia indicata come pericolosa”, precisano le Associazioni.

La notizia secondo Assomacellai e Fiesa Confesercenti appare decontestualizzata, generica e per molti versi contestabile. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Lancet Oncology, tiene conto di una complessa varietà di campione fortemente influenzata da diete significativamente orientate alla presenza di grassi e a tradizioni produttive diversamente attente agli stili di vita. “Bisognerebbe infatti contestualizzare lo studio e sapere a quali produzioni sono state prese in esame e quali aree sono state interessate, per capire di cosa si sta parlando Sono dati essenziali per valutare la reale portata dello studio ivi inclusi i consumi reali dei soggetti analizzati e i metodi di produzione che non sono certo peculiari nella produzione italiana di carni bovine e suine e dei prodotti di salumeria che non privilegiano grassi e abbondanza di additivi.”

“Le piccole produzioni italiane tipiche e quindi modenesi – aggiungono le associazioni – rappresentano carni di alta qualità e ad elevati contenuti nutrizionali che si accompagnano ad una attenta azione di trasformazione, vigilata e controllata. Opportuno quindi scongiurare l’allarmismo che potrebbe abbattersi sui prodotti a base di carne, mettendo ingiustamente in difficoltà intere filiere produttive e centinaia di migliaia di posti di lavoro in crisi, oltre a mettere in discussione una storia millenaria di lavorazioni delle carni. E’ per questo che, per la tranquillità dei consumatori, e per quelli delle produzioni italiane, il Ministero della Salute e l’Autorità europea della sicurezza alimentare non possono non chiarire i reali termini della questione. Allo stesso tempo proprio per rafforzare il concetto di qualità e tracciabilità delle produzioni, che non sono tutte uguali, occorrerà invece proseguire con l’etichettatura obbligatoria di tutte le carni lavorate, includendo su tutti i prodotti l’origine dei paesi anche dei prodotti semilavorati e i luoghi degli stabilimenti di produzione: questi sono elementi connotativi e di identità che possono fare la differenza, com’è giusto che sia per i cittadini e i consumatori”, concludono Fiesa e Assomacellai Confesercenti Modena.

Dello stesso parere  Toni (Lapam) e Falchi (Cna): “Carni trattate e insaccati, no agli allarmismi. Guardare alla qualità e leggere le etichette”

”Non avremo più carni rosse trattate e insaccati sulle nostre tavole? Non credo proprio. Come sempre, quando si parla di alimentazione, la cosa più importante è guardare alla qualità dei prodotti e scegliere in modo corretto utilizzando tutte le informazioni disponibili anche grazie alle nuove etichette”. William Toni, presidente Lapam Confartigianato Alimentazione e presidente nazionale dello stesso comparto, e Maria Luisa Falchi, vice presidente provinciale e nazionale di Cna Alimentare, intervengono sulla ricerca statunitense che mette in guardia dal consumo di questo genere di carni, ritenute tra le cause di un possibile sviluppo del cancro.

“Intanto bisogna dire che negli Stati Uniti il consumo e la lavorazione delle carni è molto differente rispetto a noi e che l’uso di additivi è sicuramente più massiccio. Ma la cosa più importante – ribadiscono Lapam e Cna– è scegliere bene cosa si mangia. Le nuove norme sull’etichettatura, ad esempio, forniscono ampie garanzie al consumatore ed è possibile acquistare in sicurezza insaccati, salumi e carne rossa trattata, a patto che questa carne sia lavorata in modo corretto. Nel nostro territorio vi è un importantissimo distretto delle carni e mi sento di dire che le imprese di casa nostra sono all’avanguardia anche sotto questo profilo, abbiamo prodotti IGP e DOP che hanno disciplinari di tutela della lavorazione e provenienza delle materie prime.

Del resto già molti oncologi si sono affrettati a gettare acqua sul fuoco e a spiegare che questi prodotti non sono così pericolosi come apparirebbe ascoltando i risultati di questo studio”.

“E’ però determinante ribadire – conclude Toni – che saper leggere l’etichetta e scegliere i prodotti qualitativamente migliori vale per tutti gli alimenti e non solo per quelli che, magari ciclicamente a seguito di ricerche o di scandali di varia natura, finiscono sotto i riflettori dell’opinione pubblica”.

sulpanaro.net

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