Dalla nascita delle Regioni al Next generation Eu: il ricordo di Guido Fanti

Uomo delle istituzioni, politico anticipatore, colui che fu tra i non tantissimi che nei primi anni ‘70 videro nell’Europa una occasione di sviluppo e una opportunità di crescita. Nella pace e nell’allargamento dei diritti.

Guido Fanti, primo presidente della Regione Emilia-Romagna, è stato al centro di una giornata di riflessione e, a suo nome, è stata istituita una borsa di dottorato di ricerca dell’Università di Bologna per studiare l’impatto del diritto dell’Unione europea sulle politiche nazionali e regionali.

Così la Regione ha voluto ricordare la sua figura a dieci anni dalla scomparsa. Con anche un gesto concreto che apra opportunità per giovani studiosi e con un confronto che getti un ponte tra la visione profondamente innovatrice di Fanti e le nuove generazioni. Lui, politico e amministratore che ha messo al centro della propria azione l’impegno per le autonomie regionali e quello europeista.

Di Guido Fanti colpiscono la capacità di visione, alta, lo spirito autenticamente riformista, il senso delle istituzioni e la capacità organizzativa. E non uso parole di circostanza. Perché in quel 1970 c’era da costruire e da impostare tutto, non c’era niente. Ma questo non impedì a Fanti di lavorare con lungimiranza, impegno, serietà e determinazione perché il progetto che la Regione, questo nuovo livello di governo, questo anello mancante tra i Comuni e le Province da un lato e lo Stato dall’altro, potesse diventare l’espressione più avanzata, o comunque il completamento degli strumenti di governo del Paese. Strenuo difensore delle autonomie regionali e delle funzioni a loro assegnate dalla Costituzione, in un quadro di forte unità nazionale, e allo stesso tempo convinto europeista. Due facce della stessa medaglia che ci dicono molto dello spirito profondamente innovatore di Guido Fanti. Oggi l’Emilia-Romagna è una regione compiutamente europea, tra le realtà più avanzate dell’intero continente. Ma in quei primi anni Settanta, Fanti era tra i pochi che riusciva a guardare all’Europa non come a una entità lontana e astratta, ma come ad una opportunità. Per crescere, per sostenere lo sviluppo, per diventare occasione di dialogo e di confronto, elemento di solidarietà e di pace. Oggi che siamo tutti chiamati a fare la nostra parte per costruire e ricostruire, la sua lezione ci può e ci deve insegnare tantissimo. (Stefano Bonaccini)

regione.emilia-romagna.it

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