Battuta d’arresto per il meccanismo del payback: il Senato vota un’ulteriore proroga dei termini per i pagamenti

Nel 2015 il Governo guidato dal PD ha introdotto il meccanismo del c.d. “payback”, già previsto per la spesa pubblica farmaceutica, anche per i dispositivi medici acquistati dalle Regioni attraverso gare di appalto. Il sistema prevede che nel caso in cui gli enti locali sforino il tetto di spesa per l’acquisto di tali dispositivi debbano essere le aziende che riforniscono la pubblica amministrazione a risanare i buchi di bilancio restituendo parte degli incassi: è lapalissiano come, soprattutto dopo un biennio di pandemia, un tale meccanismo esponga tutta la filiera delle imprese fornitrici di dispositivi medici – composta sia da grandi realtà internazionali che di PMI – ad un notevole pregiudizio, ma soprattutto ad un terremoto finanziario. La misura è stata duramente contestata dalle imprese del settore, come quelle del mirandolese, nostro fiore all’occhiello, che hanno messo in guardia sui rischi per il tessuto produttivo e occupazionale, ma anche sulle inevitabili ripercussioni sul sistema sanitario pubblico.

In Emilia-Romagna il comparto dei dispositivi medici conta oltre 510 aziende, la gran parte delle quali del Distretto Biomedicale di Mirandola: il più importante in Europa e tra i primi a livello internazionale, che da solo conta un numero complessivo di addetti di circa 5000 persone. Appare evidente come il meccanismo del payback rappresenti per molte di queste realtà un ostacolo alla sopravvivenza delle attività imprenditoriali.

Una normativa che risale al 2015, ma che, va detto, è stata resa operativa solo dal Governo precedente: questa paradossale e complessa vicenda è stata ereditata dal Governo Meloni che, fin dal suo insediamento, si è adoperato per risolvere la questione prima in legge di Bilancio, poi con il Dl Bollette attraverso lo stanziamento di un miliardo, fino ad arrivare alle misure previste nel Dl Emergenza climatica-Lavoro.

Il passaggio in Senato per la conversione in legge del “Dl Emergenza Climatica-Lavoro”, su cui sono intervenuto, ha dato una ulteriore boccata di ossigeno a questo settore, con la proroga dal 31 luglio al 30 ottobre 2023 del termine per il versamento degli importi dovuti dalle imprese fornitrici di dispositivi medici al Servizio sanitario nazionale.

La proroga accoglie una richiesta unanime presentata dagli stakeholder, e avallata anche dalle recenti sentenze cautelari dei Tar, e apre una finestra temporale utile per effettuare ulteriori approfondimenti e cercare soluzioni: una boccata di ossigeno anche e soprattutto per le nostre aziende modenesi. Nelle prossime settimane verrà convocato un ulteriore tavolo al ministero dell’Economia e Finanze con i rappresentanti di categoria per individuare tutte le possibili soluzioni strutturali per il pregresso e il futuro di questo comparto, come ho avuto modo di discutere con il sottosegretario all’Economia e Finanze, Lucia Albano.

Così il Sen. Michele Barcaiuolo, Coordinatore regionale di Fratelli d’Italia.

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