Legambiente sulla legge urbanistica di Bonaccini

NEGOZIAZIONE A SENSO UNICO: PREVALSI GLI INTERESSI DEL MATTONE

Sul consumo di suolo solo passi indietro nei mesi di dibattito. L’associazione esprime forte delusione e punta al dibattito in consiglio

Forte delusione di Legambiente per il nuovo testo di legge urbanistica approvato dalla Giunta Bonaccini dopo alcuni mesi di confronto.
L’associazione aveva segnalato da subito la necessità di ridurre gli spazi che la legge garantisce al consumo di suolo e di fissare un limite certo rispetto alle molte deroghe presenti.
Nel percorso che ne è seguito, le deroghe sul consumo di suolo sono cresciute anziché ridursi a conferma che la Regione ha inteso la negoziazione con il mondo produttivo e non con le esigenze di salvaguardare un bene finito come la campagna. 
Maglie che si sono allargate a cominciare dal periodo transitorio “franco” in cui varranno procedure edilizie semplificate senza che viga contemporaneamente un limite al consumo di suolo.
Un periodo transitorio pericolosissimo che al momento della presentazione del primo testo era di 3 anni mentre, come sancito nel testo approvato lunedì, ora si specifica che saranno 5 gli anni.
Un altro caso emblematico è la deroga agli ampliamenti delle attività economiche esistenti, che non vengono contabilizzate dal limite del consumo di suolo.

Nelle prime versioni il testo derogava solo gli interventi di ampliamento o ristrutturazione di insediamenti produttivi esistenti, mentre in quella approvata si parla di ampliamento, ristrutturazione, “di nuova costruzione”, non solo nei lotti contigui ma genericamente di aree “circostanti, ovvero in aree collocate in prossimità delle medesime attività economiche”. Definizione che apre le porte alla deregolamentazione più spinta. Basterà in futuro vedersi riconosciuto un piccolo lotto in zona agricola, per avere poi la possibilità di espansioni in deroga.
Sono arretramenti vergognosi – sottolinea Lorenzo Frattini Presidente di Legambiente Emilia Romagna – La Regione rivendica un percorso di confronto, ma a questo punto bisogna dire che sul lato del consumo di suolo ha prevalso solo l’interesse del mattone”.
Anche sullo sprawl dalla legge non arriva un’indicazione chiara. Al riguardo nel testo si dice che i nuovi insediamenti al di fuori del territorio urbanizzato devono evitare “il più possibile” la dispersione insediativa. Una frase che rimane nel campo delle buone intenzioni la cui applicazione dunque è lasciata alla buona volontà.
Purtroppo l’applicazione disastrosa dell’attuale legge regionale 20/2000 ci ha insegnato che le frasi generaliste sono sempre state interpretate in senso deleterio dalle amministrazioni locali, strette tra esigenze di bilancio e pressioni dei gruppi economici.

Anche dal punto di vista strettamente urbanistico l’approccio della legge è stato criticato da molti addetti ai lavori perché risulterebbe troppo deregolamentante e dunque non in grado di garantire un disegno pubblico e condiviso dello sviluppo della città.
Solo un vincolo rigido sul consumo di suolo, affiancato ad una disciplina semplificata applicata alla rigenerazione urbana e poche altre casistiche ben definite avrebbe ridotto questo pericolo.
Com’è oggi la legge conferma purtroppo il timore di una disarticolazione delle tutele.
Unica nota positiva degli ultimi mesi, il recepimento chiaro negli strumenti urbanistici dei temi del rischio climatico e idraulico e il tema della delocalizzazione di edifici a rischio.
In vista del dibattito consigliare Legambiente avvierà il confronto direttamente con le forze politiche per portare alle modifiche sperate e avvierà una campagna di adeguata informazione ai cittadini.


Ufficio Stampa – Legambiente Emilia Romagna

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