L’agenda digitale di Terred’Acqua

Recentemente si è inaugurato il processo per la costituzione di un’agenda digitale di Terred’Acqua: iter che si articolerà in varie fasi e, per le quali è prevista una partecipazione attiva dell’intera comunità.
Seguendo le indicazioni dell’Unione Europea, si cercherà, con l’implementazione di un’agenda digitale, di dar vita ad uno strumento interattivo, attraverso cui diversi interlocutori (istituzionali e non) potranno scambiarsi dati di diverso genere. L’intenzione è quella di rendere più fluidi certi meccanismi (burocratici per esempio) e, di contro, più efficienti alcuni servizi. Se poi collochiamo questa intenzione nell’ambito, più ampio, della realizzazione di una città metropolitana sul nostro territorio, si intravvede l’enorme esigenza di avere una piattaforma comune per condividere informazioni ed attività. Ogni singolo Comune, è dunque chiamato a prendere parte a questo progetto, ma l’invito, in realtà, rimane esteso a chiunque voglia parteciparvi.
Il 14 marzo 2014 si è tenuto il primo dei quattro incontri previsti, al quale sono intervenuti 29 partecipanti, che insieme hanno formato un gruppo di lavoro eterogeneo. Eterogeneo perché rappresentato da persone di diversa provenienza e professionalità. Alcuni di questi, infatti, ricoprono ruoli istituzionali, altri sono portatori di interessi specifici, altri sono comuni cittadini, altri hanno professionalità tecniche in campo informatico.
Con il primo ciclo di incontri si è dato vita ad un vero e proprio workshop in cui sono confluite idee e considerazioni. Cinque gli assi tematici proposti, attraverso i quali andare ad affrontare le macro questioni rilevanti, nell’ottica di giungere a scenari di azione percorribili:
1) Il diritto di accesso alle reti tecnologiche.
2) Il diritto di accesso alla conoscenza.
3) Il diritto di accesso ai servizi per persone e imprese.
4) Il diritto di accesso ai dati.
5) Il diritto all’intelligenza diffusa.
Affrontando il primo asse è emersa la priorità di capire quanto la “banda larga” (necessaria per le connessioni di rete), sia fruibile dal territorio: ovvero quanti ne dispongono? In che misura? Dove? L’idea è che per rispondere a questi interrogativi verrà implementato un applicativo digitale, accessibile a tutti, attraverso cui segnalare l’esito di un eventuale speed-test, che ognuno, singolarmente, potrà fare, dal proprio ambiente di lavoro o domestico. Dunque un test, eseguibile dagli utenti stessi, che ci permetterà di conoscere la diffusione della banda larga sul nostro territorio, e la sua potenza. Questi dati saranno poi elaborati in modo tale che si possa ottenere una mappatura del potenziale di connessione delle diverse aree. Di conseguenza, per garantire la copertura in tutte le zone ricomprese dell’Unione, si potranno attuare interventi mirati e più efficaci. Questo processo ipotizzato, sottende però, la capacità, da parte dei cittadini di saper accedere a internet e di possederne relativo strumento informatico. Considerazione questa che ci rimanda al secondo asse, ovvero al problema chiamato anche knowledge-divide (divario della conoscenza, “informatica” in questo caso). Per sopperire a questo tipo di problema diventa opportuno andare ad attuare un processo di alfabetizzazione digitale, per diversa tipologia di utenti (stranieri, anziani, donne, ecc…) attraverso l’attuazione di differenti modalità (corsi, sportello assistito, tutoraggio, ecc…). In questo modo si andrà ad aumentare la massa critica di persone che possiedono abilità informatiche, rendendo possibile la fruibilità di molti più servizi, rivolti ad imprese e agli individui, direttamente con accesso on-line. Si avranno dunque delle banche dati, corpose, dalle quali potranno emergere incroci di dati interessanti per fare analisi aggregate. In tal caso, se questo materiale diventasse disponibile (open-data), molte sarebbero le facilitazioni in termini di profilatura dell’utenza ottimizzando tempi e processi. Nell’ultimo asse tematico, si parla invece di “intelligenza diffusa” quando si riescono ad ottenere meccanismi virtuosi condividendo ed ottimizzando le risorse esistenti sul territorio (infrastrutture, tecnologie, innovazione, capitale umano). Come ad esempio app intelligenti, che mettano in contatto diretto cittadini-istituzioni, enti-utenti, attraverso un’interfaccia semplice e immediata; oppure i social street ovvero comunità di quartiere che si organizzano on-line per un aiuto condiviso. Insomma tante idee, che da semplici proposte dovranno diventare strategie di azione, per costruire, insieme, la nostra smart-city (città intelligente).

Laura Palopoli

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