Come accogliere in Pronto soccorso le donne che hanno subito violenza: le linee guida della Regione

Percorsi operativi per l’accoglienza e l’assistenza, spazi protetti e dedicati nei servizi di Pronto soccorso alle donne che hanno subito violenza, presenza di un medico legale con competenze specifiche nei principali PS in determinate fasce orarie.

I Pronto soccorso sono una delle principali porte di accesso attraverso cui le donne chiedono protezione e cura.

Il documento, rivolto prioritariamente ai professionisti dei servizi di emergenza-urgenza coinvolti nell’accoglienza delle donne che subiscono violenza di genere come previsto dalla normativa nazionale (Dpcm 24 novembre 2017), propone un modello organizzativo per le Aziende sanitarie, frutto di un lavoro multiprofessionale con medici, psicologi e operatrici dei centri antiviolenza.

L’obiettivo è creare una modalità di accoglienza e presa in carico omogenea tra le Aziende sanitarie, con particolare attenzione al racconto della donna, ad eventuali segnali di violenza pregressa, anche non dichiarata, alla presenza di figli e garantire la continuità del percorso dalla dimissione dal Pronto soccorso, in relazione con le strutture territoriali che operano nel contrasto della violenza, nel rispetto dell’autodeterminazione della donna.

Ulteriore punto di forza del documento è la raccolta dei dati: l’area sanitaria rappresenta infatti un punto nevralgico per il monitoraggio sulla violenza di genere perché consente di intercettare anche le donne con difficoltà a dichiarare la violenza subita e di attivare il percorso di cura dopo la violenza; registrare e codificare gli accessi delle donne al Pronto soccorso per violenza è dunque una procedura fondamentale per poi attivare la rete dei servizi.

Organizzare l’accoglienza

Il modello organizzativo proposto alle Aziende sanitarie dalle Raccomandazioni regionali prevede l’applicazione nella rete delle strutture di Pronto soccorso di percorsi operativi per l’accoglienza e l’assistenza delle donne maltrattate; l’identificazione di una o più strutture di Pronto Soccorso di riferimento alle quali trasferire la donna, nei casi più complessi, nei casi di violenza sessuale e nei casi in cui sia necessario attuare la repertazione.

Inoltre, è necessario creare nei servizi di Pronto soccorso ove ancora non presenti, siano essi di ordine generale e/o ostetrico-ginecologico, spazi protetti e dedicati alle donne che hanno subito violenza. Ciascuna Azienda sanitaria dovrà poi identificare, per ciascun punto della rete dell’emergenza, le figure professionali coinvolte nell’accoglienza in emergenza urgenza e prevederne le modalità di attivazione, in particolare se non presenti i turni di guardia/reperibilità. Le Aziende inoltre dovranno definire le modalità di consulenza specialistica privilegiando, laddove sia possibile, la permanenza della donna presso lo spazio protetto individuato all’interno del Pronto soccorso.

Almeno presso i Pronto soccorso principali, si rende indispensabile la presenza di un medico legale con competenze specifiche, in presenza nella fascia diurna (ore 08.00 – 20.00), mentre, nelle fasce notturne (ore 20.00 – 08.00) deve esserne prevista almeno la chiamata in reperibilità.

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