Che Natale sarebbe senza Panettone?

Che Natale sarebbe senza Panettone?
Questa tradizione tutta italiana risale al Rinascimento, ed è circondata da molte leggende: si parla di questo pane dolce già nella Milano di Ludovico il Moro, alla fine del XV secolo.
Si narra che quando, alla vigilia di Natale del 1495, Ludovico radunò la sua corte per ricchi e lauti festeggiamenti, qualcosa andò storto in cucina. Un certo Toni, l’aiutante incaricato ad occuparsi dei dolci, si addormentò stremato dalla fatica e le ciambelle andarono bruciate. Per rimediare al danno impastò in fretta e furia gli ingredienti rimasti: uova, burro, canditi e uvetta aggiungendoli agli avanzi dell’impasto per le ciambelle. Da qui il Pan di Toni, divenuto poi Panettone.
Per chi vuole cimentarsi ecco la ricetta della Marietta, riportata da Pellegrino Artusi nel volume “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, il primo e più venduto libro di cucina italiana della stoira.
“La Marietta è una brava cuoca e tanto buona ed onesta da meritare che io intitoli questo dolce col nome suo, avendolo imparato da lei.
Farina finissima, grammi 300.
Burro, grammi 100.
Zucchero, grammi 80.
Uva sultanina, grammi 80.
Uova, uno intero e due rossi.
Sale, una presa.
Cremor di tartaro, grammi 10.
Bicarbonato di soda, un cucchiaino, ossia grammi 5 scarsi.
Candito a pezzettini, grammi 20.
Odore di scorza di limone.
Latte, decilitri 2 circa.
D’inverno rammorbidite il burro a bagno-maria e lavoratelo colle uova; aggiungete la farina e il latte a poco per volta, poi il resto meno l’uva e le polveri che serberete per ultimo; ma, prima di versar queste, lavorate il composto per mezz’ora almeno e riducetelo col latte a giusta consistenza, cioè, né troppo liquido, né troppo sodo. Versatelo in uno stampo liscio più alto che largo e di doppia tenuta onde nel gonfiare non trabocchi e possa prendere la forma di un pane rotondo. Ungetene le pareti col burro, spolverizzatelo con zucchero a velo misto a farina e cuocetelo in forno. Se vi vien bene vedrete che cresce molto formando in cima un rigonfio screpolato”.
dalla pagina Fb Regione Emilia-Romagna

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