Autonomia, firme per fermare rincorsa Emilia-Romagna a quota 1.300

La legge di iniziativa popolare contro l’autonomia dell’Emilia-Romagna arriva a quota 1.300 firme. Tante ne sono state raccolte dal 31 luglio a oggi, ma con un’accelerazione soprattutto recente: sabato scorso c’è stato il ‘Firma-day’ con banchetti in tutti i capoluoghi di provincia prseguito anche nei giorni successivi, che ha portato un ‘tesoretto’ di “5-600” adesioni in calce alla proposta di legge di iniziativa popolare per il ritiro delle pre-intese Emilia-Romagna-Governo del 2019 con cui si avviò il percorso verso l’autonomia che ora potrebbe concretizzarsi con il disegno di legge del ministro leghista Roberto Calderoli. “Siamo già al doppio delle firme che ottenemmo con la precedente petizione”, sempre contro l’autonomia, spiega Antonio Madera, portavoce del comitato ‘No autonomia differenzia Emilia-Romagna’. Che dunque è fiducioso rispetto al traguardo da raggiungere per portare in discussione in Assemblea legislativa la proposta di legge popolare, 5.000 firme. “Abbiamo ancora quattro mesi di tempo e puntiamo a raccoglierne 6.000”, spiega: per prevenire rischi di errori o doppie firme che possono invalidare il quorum di 5.000.
Nel chiamare i cittadini a firmare il comitato regionale spiegava che “è necessario che l’Assemblea legislativa regionale ritiri le deleghe, ultima la Risoluzione 7158 del 2018” con cui si incaricò il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, di trattare con il Governo sull’autonomia; firmare “per rafforzare e sostenere in modo concreto ed istituzionale, l’opposizione al progetto eversivo leghista che vanificherebbe i valori costituzionali e avvierebbe di fatto, un pericoloso processo d’indipendenza delle regioni ricche del Nord Italia” La raccolta firme ‘ferma-autonomia’ per ora “direi che sta andando bene”, analizza Madera parlando alla ‘Dire’ e in attesa di adesioni che potrebbero arrivare dalla festa nazionale del Prc che si apre in questi giorni a Bologna e da “Metropolis”, la kermesse di Coalizione civica sempre sotto le Due torri. Le 1.300 firme, dunque più di una su cinque di quelle necessarie, “sono un ottimo risultato”, osserva ancora Madera specie perchè arrivano dai territori dove si stanno strutturando comitati locali ‘No autonomia’. E i promotori della raccolta ora si organizzeranno per portare i moduli di adesione anche nei vari Comuni, anche piccoli. “Non ho grosse paure di non raggiungere il risultato- aggiunge Madera- se ne sta parlando anche di più e la ‘mediaticità’ del tema è cresciuta con il fatto che ora il progetto è in capo a un governo di centrodestra, ma in generale cogliamo anche i frutti dei due-tre anni spesi a parlare di questo argomento”. Su cui, conclude, il ‘sogno’ sarebbe un referendum regionale: “Non si può sostenere che, siccome nessuno protesta, in Emilia-Romagna”, che assieme a Veneto e Lombardia per prima ha chiesto più autonomia a Roma, “si sia tutti d’accordo”.
In Emilia-Romagna, in prima linea contro l’autonomia c’è ad esempio lo Spi, il sindacato pensionati della Cgil, reduce da due giornate organizzate con lo Spi-Cgil di Napoli e Campania e per mobilitare i pensionati contro il disegno di legge Calderoli che, dice il segretario dell’Emilia-Romagna Raffaele Atti, porta “una secessione sociale che vorrebbe ammantarsi di secessione territoriale in nome dell’autogoverno”. L’autonomia, avverte Atti sull’ultimo numero del periodico dello Spi dell’Emilia-Romagna (“Argentovivo”), “renderebbe impossibile garantire su tutto il territorio nazionale in maniera uniforme i diritti civili e sociali previsti dalla Costituzione”.
«Agenzia DIRE»

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