Pd, Arci Emilia-Romagna: Bonaccini-Schlein? Modello non esportabile

Il modello politico emiliano-romagnolo “noi vediamo che funziona bene, ma non è immediatamente trasportabile” a livello nazionale. Lo afferma il presidente dell’Arci dell’Emilia-Romagna, Massimo Maisto, interpellato sull’ipotesi di un ticket formato dal governatore Stefano Bonaccini e dalla sua vice Elly Schlein per la guida del Pd.
Un Pd in crisi, ancora una volta, dopo l’esito delle elezioni del 25 settembre. “Come Arci non entriamo nelle singole vicende di partiti e neanche di altre associazioni”, premette Maisto nel corso di un’intervista alla ‘Dire’. Però “con umiltà e non con presunzione, quindi mai da sole e da soli- continua il presidente- riteniamo di poter essere molto utili. Abbiamo alcuni valori che non si riconoscono nella destra ma che a volte anche a sinistra non sempre sono stati riconosciuti, quindi riteniamo ci debba essere una sinistra che su alcuni temi, che vanno dalla pace alle differenze economica, dalla redistribuzione della ricchezza ai diritti civili, dica parole molto ferme e molto chiare”. Su questo “noi siamo a disposizione e le nostre sedi sono aperte, non per iniziative di partito- precisa Maisto- ma se si vuole ricominciare insieme, perchè facciamo fatica anche noi come tutti, a fare assemblee aperte, momenti di dialogo, ascolto dei cittadini che non votano e non si sentono ascoltati”. Certo, “non abbiamo una ricetta, perchè se ce l’avessimo avremmo già risolto i problemi della nostra società- aggiunge Maisto- ma ripeto: non siamo presuntuosi, però ci mettiamo a disposizione non di singoli partiti ma di un mondo che potenzialmente è una metà dell’Italia, se non maggioritario, che a nostro parere chiede di essere ascoltato e chiede risposte forti e chiare. Su questo noi ci siamo”.

Per quanto riguarda poi Bonaccini e Schlein, sempre senza voler entrare “a gamba tesa” nelle vicende interne al Pd, Maisto esprime intanto “grande stima” sia per il presidente che per la sua vice, “che tra l’altro sono due tra le persone con le quali abbiamo lavorato di più, insieme a tanti altri assessori, nel periodo della pandemia”. Il punto però è che pur essendo l’Arci Emilia-Romagna la realtà più grande dell’associazione nazionale, “non siamo emiliano-romagnolo- centrici. Bisogna essere molto attenti alle esigenze che hanno i territori”, avverte Maisto: “Si parla tanto del nord est produttivo ma anche del sud, sul quale la soluzione per i giovani non può essere quella di venire ad abitare a Bologna o andare al nord, quindi chiunque sia leader dei diversi partiti deve fare una campagna di ascolto a 360 gradi”.
Perchè il modello emiliano-romagnolo “noi vediamo che funziona bene, ma non è immediatamente trasportabile. Ma questo- sottolinea Maisto- lo sanno benissimo i leader che si candidano a guidare un partito”. L’Emilia-Romagna rappresenta nell’Arci “un quarto del tesseramento nazionale ma sappiamo bene, perchè si è provato in questi 65 anni, che la crescita degli altri territori non avviene se esporti un modello che qua ha più di 100 anni, perchè poi noi nasciamo dalle case del popolo, dai sindacati, dal mutuo soccorso e quindi non te lo inventi. Però ripeto: sono sicuro che chiunque sia leader abbia ben presente che l’Italia è molto diversificata”.

Governo mai così a destra, pronti a difenderci
Preoccupati ma propositivi, lavoreremo per sinistra vera

Dopo il voto del 25 settembre e con un Governo a trazione Fdi in arrivo, “siamo naturalmente preoccupati. Dopodiché siamo anche molto propositivi perchè la forza dell’Arci, in questi 65 anni, è stata sempre quella di andare avanti indipendentemente dai Governi che c’erano in quel momento”. Lo afferma il presidente dell’Arci Emilia-Romagna, Massimo Maisto, intervistato dalla ‘Dire’.
Certo, il prossimo esecutivo è potenzialmente “il Governo più a destra della storia della Repubblica”: quindi “siamo preoccupati a 360 gradi”, continua Maisto, “noi che siamo antifascisti, pacifisti, per l’inclusione e per i diritti civili”. Però allo stesso tempo “siamo solidi, abbiamo gruppi dirigenti molto attivi e quindi faremo due cose”, continua Maisto. La prima: “Difenderemo e tuteleremo i nostri spazi”, sapendo che “in gran parte d’Italia l’Arci è abituata ad avere amministrazioni contrarie ed è andata avanti”. La seconda: “A livello nazionale rivendicheremo il nostro spazio, le nostre convinzioni e lavoreremo perchè ci sia anche in futuro una sinistra vera in grado di vincere e governare”. Intanto, “la cosa che ci preoccupa molto e che tocchiamo con mano è l’astensionismo crescente. E’ una disaffezione pericolosa, che vediamo anche in altri Paesi dell’occidente, dove forse però è più tradizionalmente accettata. Da noi il rischio è che un’intera parte non si senta più di partecipare e quando magari torna alle urne, vota per la proposta più populista”. Dopodiché “non siamo neanche convinti che questo gridare al populismo sia una cosa utile”, sottolinea Maisto, perchè “a volte problemi veri vengono liquidati come populismo ma in realtà ci sono, bisogna andarli a vedere e poi capire quali sono le soluzioni più o meno credibili”.

«Agenzia DIRE»

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