Crevalcore, nuova camera mortuaria: il dissenso dell’ex sindaco Broglia

In questi giorni si discute in paese di questa decisione, già assunta dal Sindaco, dalla giunta e dal gruppo di maggioranza, di concedere in deroga agli strumenti urbanistici la possibilità da parte di un’impresa lombarda di pompe funebri di realizzare una, così detta, casa del commiato in luogo della ex cocomeraia e dell’ex distributore “Shell”. Non è da ieri che ho espresso la mia totale contrarietà a questa operazione. Il mio dissenso, se pur forte, lo avevo sempre e solo espresso nelle sedi politiche a cui appartengo. E mi ero ripromesso anche di non renderlo pubblico onde evitare facili strumentalizzazioni per il ruolo da me ricoperto fino a due anni or sono. Ma alla luce delle informazioni non date prima del voto in consiglio e rese poi attraverso Facebook , dove viene fatta una disamina del perché si è arrivati lì, mi sono sentito in dovere di esporre il mio pensiero e la mia ricostruzione di un percorso lungo, ma facilmente comprensibile se lo si racconta fino in fondo.
La mia storia politica comincia il 3 gennaio 2003, quando vengo nominato dall’ allora sindaco Lodi, assessore ai lavori pubblici di Crevalcore.
Il Sindaco mi comunica che vorrebbe risolvere prima della fine del mandato (giugno 2004) il problema della camera mortuaria, la quale deve essere spostata dal cortile interno del “Centro Accanto” per rendere fruibile agli ospiti il cortile stesso.
Nel 2003 erano appena cominciati i lavori del raddoppio ferroviario e l’intero paese era un grande cantiere di lavoro. Studiammo tante ipotesi, ma poi si decise per una soluzione provvisoria dietro all’ex macello, in attesa di valutare a lavori del raddoppio terminati che prevedevano tra le altre cose la realizzazione di diversi sottopassi sia carrabili che pedonali.
Tra parentesi, nella trattativa con Rfi, riuscimmo a strappare la realizzazione di un sottopasso al parco nord che originariamente non era previsto. Ricordo che usammo il buon Giminiano come cavia per essere sicuri che passasse il carro funebre. Tutto questo perché vi fosse un percorso più breve per i funerali a piedi da San Silvestro al cimitero. Costruimmo quindi quella che poi sarebbe diventata l’attuale camera mortuaria dietro al macello con un affidamento ad una nostra ditta locale. La camera mortuaria entrò in funzione ad aprile del 2004. I lavori del raddoppio terminarono a fine 2006, con inaugurazione dell’allora Presidente Romano Prodi.
Con il completamento del sottopasso di Via del Papa si venne a formare un fondo intercluso ricompreso tra Via del Papa, la ferrovia e lo stesso sottopasso che in parte era di Rfi ed in parte di un privato. Facemmo richiesta a Rfi affinché espropriasse la parte del fondo del privato e la cedesse assieme alla sua al Comune come possibile eventuale zona di costruzione di una camera mortuaria. L’accordo si perfezionò tra il 2007 ed il 2008. In sintesi avevamo comprato da Rfi a costo zero quel terreno.
Cominciammo a studiare diverse ipotesi di lavoro ed incaricammo l’ Arch. Di Donato di redigere una prima bozza. Grossomodo nel 2009/2010 ci fu consegnato il possibile progetto preliminare. Si parlava di circa 270.000€.
Si pensava allora di finanziare questo progetto con l’assunzione di un mutuo le cui rate sarebbero state coperte dalle vendite dei loculi, ma l’inserimento da parte dello Stato del vincolo del patto di stabilità e del pareggio di bilancio che contenevano l’impossibilità da parte dei Comuni di contrarre mutui e tagli notevoli ai bilanci ci costrinsero a prenderci una pausa. Cominciammo comunque a racimolare ogni anno un po’ di risorse per cercare di fare l’intervento. Ma poi a maggio 2012 arriva il terremoto. E lì si cambia di nuovo. Credo che non debba ricordare più di tanto quanto si è fatto in questi anni per ricostruire Crevalcore. La realizzazione della camera mortuaria passò in secondo piano, anche perché il cimitero era diventato inagibile e quindi pensammo di riprendere il discorso una volta cominciati i lavori di recupero per capire se si fossero potuti usare eventuali avanzi dall’appalto del cimitero. Appalto che è tuttora in corso e di cui non conosco la contabilità. Ecco perché abbiamo resistito fino ad oggi per realizzare la nuova camera mortuaria. Nel frattempo, pochi mesi prima della fine del mio mandato, si presentò un’impresa modenese che era pronta a ragionare per la realizzazione della struttura al Comune, la casa del commiato, di fronte al cimitero. L’ipotesi prevedeva, a differenza di questa, la cessione di una parte della struttura al Comune che manteneva quindi una camera mortuaria pubblica.
A maggio 2019 finisce il mio mandato, e dopo un anno e mezzo siamo ai giorni nostri.
Quindi, come si può ben vedere, non è che non ci siamo riusciti in tutti questi anni è che vi sono stati davvero una serie di sfortunati eventi. Oggi a mio modo di vedere ci sono più di una soluzione che non vada ad occupare l’ex distributore.
Fatta questa doverosa cronistoria, allego il mio post che ho scritto nella bacheca Facebook del Comune qualche giorno fa.

Caro Sindaco, con molta calma ti scrivo.
Qualcuno lo troverà inopportuno, qualcun altro lo strumentalizzerà. Pazienza.
Ma io non ne faccio una questione né politica, né ideologica.
Non è un problema di destra o di sinistra, semplicemente di una scelta che io giudico sbagliata e provo a dire perché.
Intanto qua non stiamo parlando di dove fare una camera mortuaria comunale, no, qui stiamo parlando di una cambio di destinazione urbanistica fatta su richiesta di un’impresa lombarda privata, al fine di potere insediare una sua casa del commiato in un punto del paese ben preciso.
Per questo non mi pare che la discussione si possa impostare sul fatto che in qualunque zona la si fosse decisa avrebbe avuto favorevoli e contrari.
Ne è in discussione il concetto di morte come fattore escludente o includente. Tutto questo lo si può fare e applicare ovunque tu decida di realizzare una camera mortuaria. Io partirei semplicemente da una prima considerazione. Perché lì no.
Se la pianificazione urbanistica ha ancora un senso, non aveva previsto per questa area che vi potesse sorgere una casa del commiato. Anzi, il piano della ricostruzione aveva previsto una cosa ben precisa, la demolizione e delocalizzazione di quell’orrendo casermone che andava sotto il nome di “condominio Poppi” e la contestuale acquisizione di tutta l’area a patrimonio pubblico con realizzazione di un parcheggio pubblico. Cosa che puntualmente è avvenuta, ad esclusione dell’area del distributore e della cocomeraia, in quanto erano ancora in corso da parte del privato le operazioni di bonifica dell’inquinamento da idrocarburi su dette aree.
Mi pare che ad oggi, le operazioni si siano concluse, e quindi ci sarebbe stata anche da parte del Comune la possibilità di trovare un accordo di compensazione urbanistica con il privato proprietario del terreno e decidere se recuperare o abbattere il distributore. Questa sì sarebbe stata la vera rigenerazione urbana. Diverse potevano essere le idee in campo, ne cito solo due che a me piacevano molto se si fosse recuperato l’edificio. La prima era recuperarlo in stile American graffiti in una sorta di Mc drive, la seconda era una sorta di centro di distribuzione automatica di acqua, latte e derivati, olio di oliva, vini, ecc, ecc.
Cioè l’idea di un recupero da distributore di inquinanti petroliferi a distribuzione di prodotti biologici, naturali, comunque qualcosa che rendesse più vitale il paese, anche in continuità con il mercato, o con altre sagre paesane. Tu sai, perché c’eri, che dopo il terremoto accarezzammo il pensiero, già condiviso con il comandante regionale dei carabinieri, di costruire la nuova caserma in fondo al parcheggio e di scambiarla con la sede attuale e farne un contenitore pubblico. La ex casa del popolo che diventò casa del fascio, casa del demanio e sarebbe stata restituita alla comunità. E poco importa se ci fosse bisogno magari ancora alcuni anni, perché ognuno che amministra dovrebbe traguardare lontano e non all’immediato. Io nel mio mandato ho inaugurato cose pensate da altri (raddoppio tangenziale), tu inaugurerai cose pensate lo scorso mandato (come Comune, teatro, porta modena, Villa Ronchi); sarebbe importante che non si spezzasse questa catena.
Consentimi poi di ricordarti che non esisteva solo questa soluzione o niente. Non è corretto dire che se si perde questa occasione bisogna tenersi quello che abbiamo. Esistevano ed esistono altre imprese funebri interessate, tanto è vero che qualche incontro lo si era anche fatto, ma le ipotesi in campo erano tutte proposte che prevedevano la realizzazione della casa del commiato a cura e spese del privato con cessione della porzione delle sale con le salme al Comune. Come vedi non c’è nessuna demonizzazione del privato, ma certo le operazioni andrebbero fatte quando se ne riconosce esplicitamente l’interesse pubblico, che io non riesco a vedere, né può bastare che si metta a carico del privato la sistemazione della banchina stradale (di sua proprietà). Con questa operazione di fatto il privato non cede nulla, anzi, corriamo il paradosso che se tra qualche anno se ne va, noi rimarremo senza una camera mortuaria.
Molta attenzione presterei al fatto che tu dici che rimarrebbe in funzione anche la vecchia camera mortuaria, correndo il rischio di separare i ricchi dai poveri anche da morti, continuando a sostenere i costi di funzionamento come oggi. Un’ultima questione, dire che si fa un accordo per il quale i defunti residenti a Crevalcore per cinque anni non pagherebbero nulla per l’uso della camera mortuaria, come poi lo e già anche adesso sulla nostra camera mortuaria, mentre il privato farebbe pagare una quota alle onoranze funebri non di Crevalcore, questo significa di fatto creare un regime di monopolio in favore del privato stesso.
Tu giustamente rivendichi il fatto che quando si governa bisogna assumersi l’onere delle decisioni anche impopolari, ed io lo condivido, lo condivido talmente che la mia totale contrarietà l’ho espressa in privato nelle sedi opportune e fino ad oggi non avevo mai reso pubbliche. Ascoltando però il tuo intervento mi sono sentito in dovere di esprimere, credo in modo molto soft, il mio pensiero, che rimarrà (scusa il gioco di parole) lettera morta, ma quando si crede nelle cose, ci si lavora tanto, quando abbiamo pensato, tu compreso, a come rilanciare Crevalcore dopo il terremoto, quando si sono condivise molte scelte e tracciato assieme gli indirizzi, diventa poi complicato vedere che (sia chiaro) legittimamente si calpestano i pensieri in questo modo.
Per tutto questo ho preso le distanze da questa scelta e ribadisco. Non nel mio nome.

Ecco, questo è ciò che io penso, e che rendo definitivamente pubblico, nella consapevolezza che forse farà storcere il naso a qualcuno e ridere sotto ai baffi qualcun altro.
Ma se la politica deve ancora avere un senso, bisogna applicarla fino in fondo con serietà e libertà di coscienza altrimenti o e chiacchiericcio da bar o è contrarietà per contrarietà fine a se stessa, cosa che non è nelle mie corda.

dal profilo Fb di Claudio Broglia, ex sindaco di Crevalcore

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