VOLT: Passante? Il progressismo è un’altra cosa!

Bologna, una città spaccata in due da un’autostrada/tangenziale che non è stata e non è capace di guardare all’Europa e al futuro.

Da anni chiediamo una cosa. La sospensione del progetto del passante di mezzo e una totale rivisitazione di questo, con una gara di appalto per la progettazione europea, a cui potessero partecipare quelle aziende che le autostrade le stanno interrando in tutto il mondo, e non più solo ASPI.

L’abbiamo chiesto negli anni per i cittadini bolognesi, per chi oggi vive sul passante e domani si troverà la stessa struttura, 4 corsie più larga, passare sotto il balcone e davanti al giardino, coi figli che giocheranno a palla col gas di scarico delle auto nei polmoni e il rumore nelle orecchie.

L’abbiamo chiesto perché si potessero valutare alternative. Perché potessimo per una volta essere al passo con la Germania, ad esempio, che ad Amburgo le autostrade le interra, costruendoci sopra parchi e boschi e non si sogna di allargarle in mezzo alle case

L’abbiamo chiesto perché nel frattempo si potesse finanziare e potenziare davvero il trasporto pubblico. Perché se è vero che del passante si discute da 20 anni ma non si era d’accordo col progetto è anche vero che alternative sostenibili di mobilità come il completamento dell’SFM sono state approvate dalla Regione da 25 anni, eppure rimangono al palo per mancanza di volontà politica. 

Abbiamo proposto il potenziamento immediato dell’Interporto e della linea ferroviaria, per trasferire le merci che ingolfano l’autostrada e che si muovono da Milano a Firenze o da Padova a Ravenna in treno, cosa oggi impossibile per via di carenze strutturali.

L’abbiamo chiesto perché volevamo capire perché e come poteva costare 2,2 miliardi un ampliamento di 14 km di autostrada, quali opere fossero state introdotte, a chi sarebbero arrivati quei soldi.

Ci abbiamo provato. Anche durante questa corsa elettorale ci abbiamo provato facendo forza attraverso le primarie. Purtroppo non essendo in consiglio e non avendo forza elettorale siamo rimasti inascoltati. 

Quando anni fa chiedevamo gli interramenti siamo stati trattati come interventisti dalle forze e dai comitati un tempo contrari al passante, oggi, rimanendo della stessa opinione, siamo diventati i più estremisti, esagerati nel proporre progetti ormai non più discutibili.

Ci saremmo aspettati che in cambio dei Sì potessero arrivare proposte di bilanciamento come l’immediato finanziamento da parte della Regione per 5 anni del trasporto ferroviario per avere una cadenza di 15 minuti sui treni che portano in tutta la città metropolitana. E invece no.

Ci saremmo aspettati la richiesta di attivazione delle linee notturne dell’SFM, che oggi terminano la loro corsa alle otto di sera, rendendo impossibile per i ragazzi spostarsi tra i comuni e vivere il centro di Bologna la sera.

Ci saremmo aspettati che venissero immediatamente installate le centraline di misurazione dei gas promesse da anni, e avviate le indagini epidemiologiche, ma per questo ancora i soldi non ci sono.

Ci saremmo aspettati una rigorosa richiesta di coperture nel progetto, e invece ci viene chiesto di accontentarci di ipotetiche predisposizioni in secondo mandato. 

Noi non riusciamo ad accontentarci, non ci bastano i pannelli fotovoltaici e predisposizioni per la ricarica wireless. Non ci basta che venga promesso che gli alberi vengano piantati subito quando ancora non sappiamo né dove né quanti ne verranno piantati perché il progetto non è stato ancora visto da nessuno. Queste richieste sono il minimo sindacale che anche un’amministrazione conservatrice, ma corretta, dovrebbe ottemperare, non sicuramente quelle di una Bologna città più progressista d’Europa.

Per noi il progressismo è un’altra cosa, per questo ci impegniamo a portare la nostra visione europea, giovane e libera a Bologna. Per questo siamo oggi (26 luglio ndr) a protestare con Aria Pesa e tutti gli altri comitati per dire che NO, QUESTO PROGETTO NON CI RAPPRESENTA. 

Si è deciso di non tutelare la salute dei cittadini, ma soltanto gli accordi con Società Autostrade. Questa non è la Bologna che vogliamo.

Ufficio Stampa Volt Bologna

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